«Mi hanno dato dell’eretico, per aver fatto mie e portato nel contesto di lavoro teorie sull’apprendimento tenute finora lontane dal calcio, per il mio desiderio continuo di andare sempre avanti, di provare a educare i giovani sin dal principio a un’idea di calcio propositivo, di considerare il calciatore una persona nella sua interezza, curando e coltivando non solo le sue doti fisiche, tecniche e tattiche, ma anche le sue relazioni con gli altri, le sue attitudini mentali, il suo benessere psicologico, con la ferma consapevolezza che queste componenti non possano essere separate l’una dalle altre». Ha marcato i più grandi giocatori avversari, da Platini a Maradona. Ha giocato insieme ai più grandi giocatori dell’epoca, da Baresi a Maldini, da Van Basten a Gullit ed è stato responsabile giovanile della primavera del Milan, una volta smesso di giocare. Filippo Galli, storica bandiera del Milan di Sacchi e Capello, tra aneddoti personali e lezioni di calcio, ci racconta la sua storia di protagonista in una delle squadre più gloriose di tutti i tempi e di come si mettono bambini e ragazzi nelle condizioni di apprendere a “giocare” a calcio. Dalla sua esperienza di scout e allenatore è riuscito a trarre una serie di riflessioni utili per educare i più giovani al complesso mondo dello sport e del calcio. Prima l’uomo e poi il pallone, prima un’idea nobile di come si deve giocare e si deve vivere il professionismo, e poi tutto il resto. Un maestro di calcio, un po’ controcorrente, che si apre ai ricordi “leggendari” del suo Milan e si fa portatore di una pedagogia attenta allo sviluppo della persona e del talento.