Sui podi di Olimpiadi, Campionati Mondiali, Slam e Coppe, dove le stelle dello sport brillano più intense, c’è sempre un legame, un filo sottile che riporta a un pezzo di terra incastonato tra Treviso e Belluno, lungo la pedemontana veneta. Non è solo un passaggio, un transito di leggende del tennis, del calcio, dello sci; è un luogo dove nascono e crescono brand capaci di dominare mercati di nicchia. Un luogo dove anche giganti come Nike e Adidas sono venuti, umili e affamati di sapere, per imparare (ma è solo un esempio) l’arte di creare scarpini da calcio perfetti.
Alberto Zanatta, presidente di Tecnica Group, consigliere delegato della Fondazione Sportsystem e vicepresidente di Confindustria Veneto Est, lo dice con la passione all’apparenza quieta di chi conosce le origini di Montebelluna. Nel silenzio operoso del distretto, il talento non è mai stato solo un dono, ma una necessità vitale, l’origine stessa di un’eccellenza che si è plasmata tra le mani degli artigiani e si è trasformata in gloria sui campi sportivi di tutto il mondo.
Zanatta, come si è evoluto il modello del distretto dello Sportsystem di Montebelluna negli anni?
«Montebelluna ha un Dna unico, radicato nel sistema produttivo del territorio già dai primi del Novecento. Tutto è nato con le calzature tecniche usate dai boscaioli e dai cavatori delle miniere, che richiedevano scarpe particolarmente resistenti e adatte a condizioni estreme. Questo know-how si è evoluto e raffinato, in parte grazie allo spirito di emulazione. Molti dipendenti, dopo aver appreso il mestiere nelle aziende di riferimento, hanno intrapreso strade autonome, fondando piccole imprese artigianali. Così sono fiorite diverse realtà specializzate in calzature tecniche per vari sport, come lo sci, il ciclismo, il tennis, e ovviamente il calcio. Le competenze tecniche si sono mantenute e sono progredite con il mercato, adattandosi anche ai momenti di crisi, come accaduto per i pattini in linea o i doposci. Questo continuo adattamento e sviluppo delle competenze ha reso il nostro distretto un punto di riferimento globale».
Qual è oggi il ruolo delle aziende del distretto e il vostro in particolare per mantenere vive queste competenze?
«Il nostro compito come responsabili all’interno dello Sportsystem è assicurare che queste competenze non vadano perdute. Abbiamo un dovere di formazione, per sostenere le aziende che hanno bisogno di personale tecnico qualificato. Ciò significa non solo formare i giovani, ma anche restituire al territorio il know-how che abbiamo acquisito. E poi c’è la questione della sostenibilità, che non è solo un discorso ambientale, ma anche sociale: dobbiamo creare un ciclo virtuoso in cui le competenze vengono mantenute e trasmesse. Per fare questo, è essenziale investire nella formazione e nello sviluppo di nuove tecnologie e competenze».
Il distretto ha visto l’emergere di molti brand, alcuni dei quali sono diventati leader a livello mondiale. Come si riesce a mantenere viva questa vitalità in un contesto così competitivo, attraendo e formando quali talenti?
«La forza del nostro distretto sta nella sua capacità di innovazione continua. Non si tratta solo di creare nuovi prodotti, ma anche di sapersi mettere in discussione. La dinamica del distretto è alimentata da un costante confronto con i grandi brand internazionali, che ci spinge a migliorare continuamente. Qui a differenza di altri distretti dove il punto di forza è essere su catene della subfornitura di altissimo livello sono nati anche dei marchi mondiali. Sono state sviluppate innovazioni, penso a quello che sta facendo Alpinestar ad esempio. Ma potrei fare tanti altri nomi».
Tecnica Group con Moon Boot ha creato di fatto un mercato quarant’anni fa.
«Lo dimostra il fatto che sia considerato un oggetto di design. Il Moon Boot, un’icona del nostro territorio, è stato capace di trasformarsi da prodotto tecnico a simbolo di moda, spostandosi dai negozi sportivi a quelli più fashion. Questo è un esempio di come il nostro distretto riesca a combinare mondo della moda, sport e sostenibilità».
A proposito di sostenibilità, come sta cambiando l’approccio delle aziende del distretto? E come si formano le competenze in questo ambito, andando oltre le dichiarazioni di intenti?
«La sostenibilità è diventata un elemento fondamentale. Inizialmente, poteva sembrare una forzatura, ma oggi è un’opportunità per essere competitivi. Gestendo meglio le risorse, riducendo gli sprechi e ottimizzando il ciclo produttivo, si possono ottenere risparmi significativi. Ma non è solo una questione economica: ridurre le emissioni di CO2 e l’uso di energia non solo è sostenibile, ma anche vantaggioso dal punto di vista dei costi. Inoltre, la sostenibilità si riflette anche nella responsabilità sociale delle aziende, come la parità di genere e l’inclusione. Tutto questo contribuisce a creare un ambiente di lavoro più attrattivo e dinamico».
Quali sono i profili professionali più richiesti oggi nel distretto?
«Le figure tecniche restano fondamentali, come le orlatrici, i modellisti e i disegnatori CAD 3D. Tuttavia, vediamo anche una crescente domanda di profili legati al marketing digitale e al product management. Il modo in cui i consumatori interagiscono con i brand sta cambiando: oggi si rivolgono direttamente all’azienda tramite Internet, e questo richiede nuove competenze di comunicazione e marketing. Stiamo assistendo anche all’emergere di nuovi mestieri legati alla realtà aumentata e all’intelligenza artificiale, che stanno diventando sempre più importanti per il nostro settore».
Come riuscire a rendere questo territorio più attrattivo per i giovani talenti, italiani e stranieri?
«Tornare ad essere attrattivi per i giovani è una sfida. Non basta più parlare delle bellezze naturali del nostro territorio; dobbiamo offrire condizioni competitive in termini di salari e opportunità. Le grandi città e l’estero sono spesso mete preferite, ma stiamo lavorando per migliorare l’attrattività formativa e lavorativa del nostro distretto. Le aziende devono far comprendere che all’interno del nostro territorio si realizzano prodotti di eccellenza mondiale. Il Museo della Fondazione Sportsystem, in queste settimane in fase di riallestimento, racconta la storia dei prodotti che hanno fatto vincere atleti e reso l’Italia un’eccellenza nel settore della calzatura sportiva. Iniziative come questa aiutano a rafforzare il legame con il territorio e a veicolare l’idea che Montebelluna è il luogo dove si forgiano prodotti unici e innovativi, tanto da essere calzati dai più grandi campioni».
A settembre Fondazione Sportsystem lancerà la nuova Factory Innovation School. Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?
«La Factory Innovation School è un incubatore di formazione tecnica che abbiamo creato per il distretto dello Sportsystem. L’obiettivo è allargare la formazione a nuove tematiche, come la realtà aumentata e le tecnologie digitali, per stimolare la crescita delle competenze specialistiche. Questo non riguarda solo i giovani, ma anche le risorse già presenti nelle aziende. Vogliamo che le imprese del distretto siano sempre aggiornate e pronte ad affrontare le sfide del mercato globale. La formazione non deve riguardare solo l’aspetto tecnico, ma anche il marketing, la sostenibilità e la capacità di innovare il prodotto. Con questa scuola, vogliamo dare uno slancio ulteriore al nostro distretto».
E Tecnica Group che strategie sta attuando per essere sempre più attrattiva?
«Un’azienda di successo è quella che sa far lavorare insieme le persone, sviluppando idee e progetti condivisi. Comunicare obiettivi e ambizioni nel modo giusto è fondamentale, così come offrire flessibilità e un ambiente di lavoro che favorisca la condivisione e la crescita professionale. Nel nostro gruppo, crediamo che lavorare debba essere anche un’esperienza di apprendimento e divertimento. Quando i collaboratori si sentono parte di un progetto più grande e vedono riconosciuti i propri sforzi, la crescita è naturale e il successo è condiviso. Questo è il modo di fare impresa, ed è ciò che ci rende attrattivi anche per i giovani talenti». —