Corriere delle Alpi -

Ghedina: «Lo sport è regole e disciplina Così si costruisce la personalità»

Una vita in discesa. Mai titolo poteva essere più azzeccato per l’evento di domenica 15 settembre al Teatro Buzzati di Belluno.
Si potrebbe riassumere infatti così la vita di Kristian Ghedina, campione italiano di sci alpino ma grande appassionato di sport e di montagna, che dialogherà a partire dalle 11.30 con il giornalista Alessandro Michielli in uno dei numerosi talk della settimana dello Sport Business Forum.
Dietro quella famosa spaccata con gli sci infatti c’è un Kristian che il mondo dello sport conosce molto bene e che nelle sue sfaccettature sa destreggiarsi spesso con idee ben chiare e non sempre convenzionali.
Ghedina, cosa vuol dire per lei essere uno sportivo?
«Non è una domanda semplice. Mi sento uno sportivo sin dalla nascita, anzi, lo sono stato. Prima di tutto c’è la passione, poi sono arrivate anche le gare e diciamo così la carriera da professionista. Lo sci è diventato il mio lavoro ma prima di tutto lo sport deve essere una scuola di vita».
Ci spieghi meglio questo concetto.
«Me l’hanno insegnato i miei genitori e io lo spiegherò ai miei figli. Fare sport vuol dire avere una certa disciplina, rispettare regole, orari e avversari. Insomma facendo sport impari cose che poi si ripresentano nella vita di tutti i giorni e che ti fanno crescere come uomo. Questo vale per qualsiasi contesto e in ogni livello in cui si pratica attività sportiva, escono delle dinamiche interessanti, si costruisce la propria personalità».
Da una parte i valori, dall’altra anche gli indotti che l’industria sport sta creando. Cosa ne pensa di quest’altro aspetto?
«Sicuramente il mondo dello sport non può essere estraneo da quello dell’economia. Guardiamo ad esempio un Olimpiade, che è la massima espressione dei valori sportivi, quale indotto è in grado di generare. Ovviamente molto dipende dal seguito che uno sport ha, anche se gli atleti sono sempre più coinvolti anche nel marketing e nella pubblicità».
Immagino che lei abbia pensato per qualche secondo all’industria del calcio, come si spiega questa attenzione particolare a questo sport?
«È un prodotto che funziona, essendo almeno in Italia di gran lunga lo sport più seguito. I numeri fanno la differenza anche se sicuramente avere un personaggio, un fenomeno che ottiene risultati importanti, aiuta ad attirare l’attenzione anche su altri sport e a farli crescere».
Può farci un esempio di questo concetto nello sci?
«Alberto Tomba. Non ci sono dubbi, lui ha attirato un grande interesse, sia mediatico che economico, su di sé e sullo sci. Grazie a lui c’è stata una spinta importante soprattutto in Italia verso il nostro sport».
Poi c’è lei, campione ed esempio per molti giovani. Come affronta questa responsabilità?
«Sicuramente fa piacere essere un esempio per molti. È bello che la gente riconosca i tuoi meriti dopo tanti anni che non gareggi. Sono molto contento di questo e mi piace dedicare del tempo agli appassionati dello sci e, in generale, dello sport. Credo che il nostro mondo sia ancora “sano” sotto questo punto di vista. Penso però ai calciatori o agli atleti più famosi che hanno perso gran parte della loro privacy e non hanno più una vita privata, non li invidio di certo».
Storia di una vita in discesa, ma non troppo, che Ghedina racconterà dunque domenica 15 settembre a Belluno. Un appuntamento da non perdere in compagnia del “Ghedo” .
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