Corriere delle Alpi -

Calcio del futuro fa rima con tecnologia

Mondiali 2014: l’ex capitano dell’Olanda van Persie segna un gol di testa che gela la Spagna. Un’azione memorabile (che aprì alla clamorosa rimonta della nazionale) agli occhi dei tifosi, ma anche un patrimonio di dati da correlare fra loro e analizzare, se osservata con le lenti di un moderno data scientist. Non solo medicina e space economy dunque, se applicata al calcio, l’intelligenza artificiale promette di riscrivere il futuro di questo sport, un futuro che in realtà è già presente.
Lo spiega bene nel suo ultimo libro il docente di Sociologia all’Università di Edinburgo Gian Marco Campagnolo, protagonista ieri di uno degli eventi più frequentati della terza giornata di Sport Business Forum a Belluno, dove l’autore ha dialogato con Franco Collavino, direttore generale Udinese Calcio. Incontro moderato da Giorgio Barbieri, giornalista di Nord Est Economia del Gruppo Nem, che pubblica questo giornale e che ha organizzato l’evento. «Il volume parte proprio dal gol di van Persie evidenziando la straordinaria mole di dati che possiamo raccogliere nei secondi che vanno dal cross alla realizzazione – ha spiegato –. Ogni partita produce circa 3mila dati evento, un gigantesco file Excel di altrettante linee, e solo considerando i momenti di possesso palla. Se teniamo conto dei dati di tracking (quelli che riguardano l’intero match) la cifra sale a 7 milioni».
L’Udinese calcio, squadra all’avanguardia nel panorama italiano sul fronte della ricerca di nuovi talenti, alla stregua dei grandi team della Premier League inglese, ha iniziato a integrare l’uso dell’AI proprio sul fronte dello scouting. E si tratta solo di una delle molteplici applicazioni di questa tecnologia al mondo del pallone. «Per tanti anni la valutazione dei giocatori si è basata su metodi soggettivi – ha spiegato a sua volta Collavino – Noi siamo stati fra i primi trent’anni fa a mandare osservatori in tutto il mondo. È così che abbiamo scoperto fuoriclasse come Màrcio Amoroso o Alexis Sànchez, scovato in Cile quando aveva appena 16 anni. Ma oggi il sistema è cambiato e chi vuole guadagnare vantaggio competitivo non può voltare lo sguardo davanti alle nuove tecnologie».
Ecco che il data scientist che sintetizza in una cifra quello che è definito “expected gol”, la possibilità che un’occasione da gol si traduca in una rete, diventa una figura chiave che inizia a lavorare fianco a fianco con l’allenatore, il cui expertise tuttavia resta irrinunciabile. Questo è il binario lungo cui viaggia il futuro del calcio, pronto a montare sul treno ad altissima velocità dell’AI, non prima di affrontare alcune, anzi molte, incognite. «Per calcolare l’expected gol ci vogliono centinaia di migliaia di occasioni uguali, cosa che nel calcio non avviene – ha precisato Campagnolo –.Bisogna dunque appiattire il dato per far funzionare l’algoritmo, e questa è la grande sfida a livello di analisi che presenta il calcio a differenza altre discipline».
Inserire nell’equazione scenari variabili (rigori a parte) e catturare l’aspetto psicologico che incide sulla performance del giocatore svelano i limiti della macchina. Ma la strada ormai è tracciata, e i presupposti per superarli ci sono. Su questo fronte l’Udinese sta facendo passi avanti, forte ad esempio della collaborazione con il Watford Football Club con cui condivide la medesima proprietà. «L’Udinese e il Watford fanno conto su un unico dipartimento di scouting – ha raccontato Collavino – Con tutti i vantaggi che derivano dalla condivisione di conoscenze all’avanguardia e di dati in un unico contenitore. Per quanto il panorama sull’integrazione dell’AI non sia uniforme in Inghilterra, lo sguardo è chiaramente rivolto ai big della lega inglese, come il Liverpool che ha già integrato il proprio dipartimento con data scientist di altissimo livello – prosegue il dirigente, sottolineando poi la necessità di risorse finanziare essenziali per fare il salto di qualità. Ben venga guardare al mondo del data science ma attenzione a non trascurare quanto di buono si ha già in casa. È lo stesso Campagnolo a lanciare un monito. «Loro saranno avanti con l’intelligenza artificiale, ma noi primeggiamo già su altri fronti, e dobbiamo tenerci stretti questi primati. Penso alla lunga tradizione dell’Italia nella video analisi: non sorprendiamoci se l’Arabia Saudita ci porta via mezzo dipartimento di video analisi della Federazione. Dobbiamo continuare ad investire nelle eccellenze che ci distinguono. La formazione gioca un ruolo chiave, deve coinvolgere la Federazione, già serbatoio di nuovi analisti tattici, ma anche e soprattutto le università e i distretti tecnologici come avviene già nel Regno Unito. Si sta aprendo un nuovo capitolo: siamo ancora agli albori, ma il futuro è scritto».
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