Durante la conferenza stampa di presentazione del festival “Sport Business Forum”, il sindaco di Belluno Oscar De Pellegrin ha dichiarato che il capoluogo dovrebbe avere, magari in piazza, un simbolo evidente che lo indichi come località da considerare di riferimento per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Un grande logo olimpico, insomma, o un tabellone che segni il countdown all’inizio dei Giochi. Una richiesta che il primo cittadino dice di aver già riportato più volte anche al Comitato Olimpico Internazionale, ritenendola un’iniziativa importante per far nascere la consapevolezza nei cittadini della provincia di Belluno che questo importante evento si svolgerà nel nostro territorio provinciale.
Lo stesso prefetto Mariano Savastano, al momento di congedarsi, aveva affermato alla stampa che in città non si percepisce alcuna attesa per quest’appuntamento con il mondo: non c’è nessuna indicazione che riporti all’entusiasmo per le Olimpiadi. E la risposta delle istituzioni è arrivata anche ieri, a Palazzo Doglioni: «Dobbiamo far capire al territorio le grandi opportunità che derivano da questo evento, tra Olimpiadi e Paraolimpiadi. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra provincia – ha detto il sindaco De Pellegrin, affermando di voler fissare due concetti – Solo a convegni e parole non si arriva da nessuna parte, bisogna attivare subito quante più azioni possibili per valorizzare il nostro territorio, pensando non solo a ciò che l’evento sarà in quel periodo ma soprattutto a ciò che lascerà una volta finito. Per riuscire in quest’azione dovremo fare rete». Poi il sindaco ha parlato di “preparare il territorio” e in questo contesto ha detto: «Belluno non sarà il luogo dove si svolgeranno le gare, ma dovrà fungere da riferimento istituzionale per il territorio. Il capoluogo di provincia dovrà avere anche questo ruolo e per farlo necessita di un segno olimpico importante. Sto pensando a un countdown o al simbolo delle Olimpiadi. È un elemento fondamentale per preparare tutti a quest’evento. Ne dobbiamo parlare congiuntamente, di nuovo, con il Cio».
“SPECTACULAR”. Quello che richiederebbe la città di Belluno si definisce, nel gergo del marketing olimpico, uno spectacular ovvero un’installazione, che identifichi la città come tappa olimpica. Il problema è che Belluno, ufficialmente, non lo è: la modalità di evento diffuso che la provincia vuole attuare sull’asse dell’Alemagna dovrà tener conto anche di questo aspetto. Sebbene l’ospitalità e gli eventi collaterali avranno luogo in tutta l’area, da Milano a Cortina, per ovvi motivi logistici, la città di Belluno dovrà imporsi come riferimento per le Olimpiadi 2026 anche se si trova a settanta chilometri da Cortina: dovrà chiedere il permesso di valorizzare il suo ruolo anche al Comitato Olimpico Internazionale. La risposta, da Milano, per ora è stata: «Troppo presto per sapere se sarà possibile, ma siamo in costante collegamento con città e province». «Lo diciamo sempre: i giochi sono un’opportunità irripetibile – ha detto all’inizio della presentazione Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno – Vogliamo aumentare la consapevolezza, la stessa che qualcuno stupidamente vorrebbe ancora mettere in discussione. Servono forze vive del territorio e nessuno dovrà sentirsi escluso, nemmeno i giovani. Non possiamo più giocare in difesa: dobbiamo attrarre persone, idee, competenze e innovazioni. E per i fondi, in questo territorio sono sempre arrivati i fondi». A lei si unisce anche Alessio Cremonese, vicepresidente di Assosport nonché amministratore delegato di Manifatture Valcismon: «Il prefetto ha detto che i Bellunesi non credono nelle Olimpiadi. Io credo di sì. Però è vero, bisogna far capire prima di tutto cosa sono per davvero e a cosa serva raccogliere ciò che un evento così importante può seminare. Altrove i territori, i Giochi hanno trasformato tutto, anche la morfologia del territorio e l’atteggiamento dei residenti».